Il Mulino2013-03-11Editoriale Il Mulino 1/2013L'articolo uscito sullo scorso numero cui fanno riferimento le "quattrorisposte" pubblicate in questo (Michele Salvati, Mario Monti e ungoverno per l'Italia) era un esperimento: se, in una rivista che arrivanelle mani dei lettori due mesi dopo rispetto a quando viene scritta,si possa dire qualcosa di utile circa eventi di cui non sono maturatetutte le condizioni che su di essi influiranno. Nel nostro caso,l'evento era rappresentato dalle prossime elezioni politiche. Mentrele principali condizioni non ancora maturate quando scrivevo,all'inizio dell'ottobre scorso, erano: la scelta del sistema elettorale(neppure il presidente della Repubblica aveva allora abbandonatola speranza di indurre i partiti a cambiarlo); le primarie del Pd; lecondizioni in cui i diversi schieramenti politici si sarebbero presentatialle elezioni.Ancora oggi scriverei le stesse cose sulla gravità dell'attuale crisieconomico-sociale e sulle ragioni che potrebbero rendere un governoBersani meno adatto a controllarla di un governo Monti: questaè la parte principale dell'articolo, meno contingente e ancora utile.Ma la permanenza del "Porcellum" e la decisione di Monti di "salirein politica" -- adottavo prima di Monti questa espressione -- hannonotevolmente cambiato il quadro e deviato l'attenzione rispetto adove la porrei adesso. Dove sbagliavo? Non sbagliavo nell'assumereimplicitamente che solo in un contesto di legge proporzionale, equindi in mancanza di una maggioranza politica coerente, ci sarebbestata la possibilità di una "chiamata" di Monti. Sbagliavo invecenell'ipotizzare che Monti sarebbe "salito" in politica solo se chiamato,e non come attore politico in prima persona: tutta la prima partedell'articolo è un'analisi del carattere di Monti, della sua riluttanzaad assumere ruoli politici diretti. Devo ricredermi: la riluttanza èstata superata e i consigli del presidente della Repubblica non sonostati seguiti. Perché ciò sia avvenuto è argomento per psicologi: conoscendo e stimando Monti, sapendo che la decisione gli è costatamolto, credo che sia stata presa seguendo l'aurea regola di RainerMaria Rilke: in condizioni di incertezza irrimediabile, fai la cosa cheti costa di più. Ma altre interpretazioni sono naturalmente possibili.Oggi, dopo che il dado è stato tratto, l'attenzione deve spostarsisulle conseguenze. La scelta di Monti, sicuramente pensata perrafforzare il fronte europeista contro il fronte populista -- questo ilsignificato ultimo delle prossime elezioni, in Italia ma anche altrovein Europa -- è utile o è controproducente? Nel contesto di una leggeelettorale che prevede un premio elettorale grande quant'è necessarioa dare alla lista che ha ottenuto la maggioranza relativa dei votiuna maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, non potrebbe avvenireche il rafforzamento della lista centrista, il veicolo che Montiha scelto per "salire in campo", impedisca alla lista Pd-Sel di raggiungerela maggioranza relativa? Insomma, gli "europeisti" si presentanodivisi, i "populisti", quantomeno quelli di destra, Pdl e Lega, si sonoalla fine riuniti. A chi i centristi sottrarranno voti, ad altri "europeisti"(il Pd) o ai populisti di destra (Pdl-Lega)? Questa rivista e l'interaAssociazione "il Mulino" scelgono senza tentennamenti il fronte europeista:proprio non vorrebbero che l'Istituto Cattaneo, il gloriosocentro di analisi politico-elettorali legato alla nostra Associazione, sitrovasse costretto a spiegare che la salita in campo di Mario Monti èstata una delle cause che hanno contribuito alla sconfitta del fronteeuropeista.Nel sempre più complesso e assai confuso panorama politicoitaliano il confine netto rispetto al ruolo che deve (o non deve)svolgere l'Europa unita resta chiaro. Ed è un confine più che maiimportante in un momento come l'attuale dove, soprattutto in conseguenzadella grave crisi economica, in molti Stati membri (ma nonin tutti) l'euroscetticismo cresce a dismisura. Perciò, anche in questonumero, restiamo sui temi europei, aprendo una sezione dedicataproprio all'"Europa antieuropea", con articoli dedicati in manieraspecifica e dettagliata ai diversi Paesi. Quale che sia l'opinione diciascuno di noi sulla "salita in campo" di Mario Monti e sul suo ruolosia in campagna elettorale sia nel nuovo Parlamento, l'assolutadipendenza di un'Italia migliore e più moderna dal progetto europeoresta, almeno al Mulino, un dato al di fuori di ogni ragionevoledubbio.