Il Mulino
2012-11-12
Editoriale Il Mulino 5/2012
"Mentre questo numero va in stampa" è la formula con cui di solito si mettono le mani avanti, per scusarsi in anticipo nel caso in cui la rapidità del mutamento prenda in controtempo l'analisi di lungo periodo. Abbiamo sempre cercato di evitare questa formula e, a costo di essere smentiti, lo faremo anche stavolta. E questo nonostante l'evoluzione degli scenari in cui si collocano i temi affrontati nel numero, in gran parte dedicato a Europa e Stati Uniti, sia sempre più rapida. Nel caso americano il lettore troverà un'ampia sezione monografica, i cui contributi illustrano lo stato dell'arte dopo quattro anni sotto la guida dell'amministrazione Obama (a cominciare da quello di apertura affidato a Mario Del Pero), le possibili chiavi di svolta che risiedono nell'orientamento dell'elettorato per decidere il nuovo mandato e le sfide che attendono gli Stati Uniti nei prossimi quattro anni (Faggioli, Baritono, Cartosio), con particolare riguardo per quelle macroeconomiche (cui è dedicato l'articolo di Moreno Bertoldi).
Non meno complesso, anzi se possibile ancora più intrigato rispetto al caso americano, è il caso europeo. Sul "Mulino" di Europa si è sempre parlato molto e con analisi di ampio respiro; eppure, come gli ultimi mesi hanno dimostrato anche ai cittadini più distratti e più lontani dalle tematiche europee, ancora una volta è proprio la veduta lunga (per rubare l'espressione che è stata tanto cara a Tommaso Padoa-Schioppa, autore per la nostra rivista di alcuni dei più illuminanti contributi sul futuro dell'Europa) che aiuta a comprendere. Per questo, oltre alle due sezioni dedicate all'"Europa sociale" - e quindi alle nuove politiche sociali di cui tutti i Paesi, e l'Italia in particolare, hanno molto bisogno -- e all'"Europa necessaria" -- con uno sguardo ai diversi modelli di capitalismo possibili e alle strategie adottabili in chiave di "Fondi salva Stati" -, l'articolo di apertura di Gian Enrico Rusconi e l'intervista di Alessandro Cavalli a Claus Offe si occupano del momento drammatico che la costruzione europea sta attraversando. Tanto Rusconi quanto Offe mettono al centro della loro analisi la Germania, che sta vivendo da protagonista, in qualsiasi senso si voglia intendere la sua centralità, la difficile crisi europea. Dopo le importanti decisioni prese a inizio settembre dalla Banca centrale europea e la sentenza con cui la Corte costituzionale tedesca ha di fatto dato il via libera all'Esm e al fiscal compact, seppure precisando la necessità di sottoporlo a precisi vincoli economici, la via per uscire dall'impasse e far ripartire il processo di costruzione europea non appare più lastricata solo di buone intenzioni. Ma molti passi restano ancora da compiere.
I prossimi mesi diranno quanto i diversi Stati riusciranno realmente a mettere in atto le scelte politiche e di governo utili a ricostruire poco alla volta il complicato puzzle europeo. Come sostiene Claus Offe nella sua intervista, ove riprende parte dei temi toccati nello scorso numero da Jacques Delors, i rischi di una avanzata populista in diversi Paesi europei sono seri e non vanno sottovalutati. Al tempo stesso, va seguito con grande attenzione l'evolversi della situazione politica interna alla Germania, in vista delle elezioni per il Bundestag e di quelle per il Parlamento bavarese, e gli eventuali riposizionamenti sullo scacchiere europeo di questo (di nuovo) grande Paese. La rinascita di un diffuso sentimento antitedesco, infatti, potrebbe rivelarsi il peggior viatico nei confronti di un'Europa moderna, civile e costituzionale. Proprio quell'Europa cui i padri fondatori avevano guardato, pochi anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando nel 1957 firmarono a Roma i primi Trattati.
Questo numero -- che come di consueto presenta molti approfondimenti sul caso italiano e in cui la rubrica "profilo" è dedicata a Christa Wolf -- si offre quindi ai lettori soprattutto per sottolineare i molti rischi e le poche (e dunque preziose) opportunità che l'Europa trova oggi davanti a sé.